lunedì 12 novembre 2018

Cronache dalla Direzione regionale PD - 12 Novembre - Il resoconto.

Questo pomeriggio, LUNEDI’ 12.11.2018, si è tenuta a Bari, presso la sede del PD di via Re David, la riunione della DIREZIONE REGIONALE DEL Partito Democratico di PUGLIA.

All’ordine del giorno c'erano i seguenti punti:
Approvazione Bilancio PD Puglia;
- situazione politica. Stato del Partito. Prospettive ed iniziative;
- circoli commissariati: date congressi;
- varie ed eventuali.

Tralascio la trattazione del primo punto: diciamo che il Bilancio è stato approvato piuttosto rapidamente e molto fiduciosamente. Il succo della riunione era evidentemente il secondo punto, la discussione sulle "prospettive", ragion per cui oggi era insolitamente presente, attento e partecipe l'intero "stato maggiore" del PD pugliese: onorevoli, assessori regionali, consiglieri regionali, sindaci, ecc. 

Qui di seguito vi riporto il live tweeting della discussione su questo secondo punto all'ordine del giorno. Considerate che si tratta quasi di virgolettati degli interventi dei presenti. Mi scuso se non sono riuscita a riportare con completezza gli interventi, anzi, trattandosi di tweet, abbiate pietà per le forme non proprio ortodosse di sintassi.
Ah... buona fortuna nella decriptazione dei messaggi!
Anticipo, per la comprensione della discussione qui di seguito, che nel pre-direzione è stato composto, si dice anche con una certa condivisione (non so tra chi, ma è facilmente comprensibile), questo documento:

che a fine discussione è poi stato emendato per giungere alla forma che troverete in basso.

Il primo intervento è stato quello del Segretario regionale On. Marco Lacarra. La parte iniziale, tutta sull'attualità parlamentare (legge contro la corruzione nella pa, legge sulla prescrizione, ecc.). Poi ha proseguito così:

- È in atto da parte della maggioranza in Parlamento e al governo un tentativo di comprimere e limitare l'azione democratica dei partiti
- Siamo in una fase di assoluta emergenza: lavoriamo assieme per uscirne

- Serve recuperare il tema dell'unità, perché è l'unica strada possibile. "Qui dentro non ci sono nemici."

- Non mi sono dimesso perché avrebbe rappresentato un ulteriore elemento di destabilizzazione e perché non ho avuto altra responsabilità che dedicarmi notte e giorno alla cura del partito

- Rivolgo un appello forte e chiaro al sindaco di Melucci perché ritiri le sue dimissioni. Propongo un'apposita discussione si svolga in altro momento, non nella direzione odierna

- Occorre lavorare da ora per la vittoria di e, con ancora più vigore, delle prossime regionali. Il Presidente uscente è il candidato naturale. Le liste civiche le abbiamo sempre avute
- Nella costruzione della coalizione per le prox regionali, se si tratta di recuperare pezzi che si sfaldano dal centro destra -oltre che forze della società civile- e non di alleanze strutturate, non c'è nulla di cui preoccuparsi

- Anche accolse con sé figure come Leo Di Gioia, provenienti dal centrodestra
- Esiste un documento su cui c'è già una base di condivisione, "per dare formalmente e sostanzialmente un input alla ripresa dell'iniziativa politica"

- Non sfugga ad alcuno che il destino delle comunità è nelle nostre mani. E la presenza del PD è baluardo di democrazia

Segue intervento di Paolo Campo, consigliere regionale e capogruppo PD in Regione:

- Viviamo sospesi da mesi in attesa che qualcosa accada, poi non accade niente. E di colpo siamo precipitati nella campagna elettorale barese

- Serve ritrovare il gusto, ma anche il tempo e il modo di elaborare le nostre posizioni, che siano condivise e che mettano le istituzioni nelle condizioni di affrontare le questioni più importanti

- Il tema non è mai stato se Marco Lacarra dovesse o meno restare. Il tema è che ci serve da tempo un congresso regionale

- l'attuale gruppo dirigente regionale del partito, frutto di varie cooptazioni, aveva bisogno della legittimazione di un congresso

- Ora che non c'è più tempo, facciamo almeno in modo di coinvolgere i territori e restituire autorevolezza al partito e alle sue decisioni. Altrimenti ognuno continuerà liberamente a dire e fare quel che gli pare

- Sulla tema ricandidatura di Michele Emiliano abbiamo perso già troppo tempo. Si esprimano gli organismi, ma non ci disperdiamo in pratiche come le primarie.

Interviene poi il Sig. Dipierro:

- Anziché avanzare, indietreggiamo. È importante, sí, discutere dell'organizzazione del partito, ma non possiamo evitare l'analisi sulla situazione della nostra regione. Solo così potremo trovare nuovo slancio per le sfide future. Chiediamoci: perchè i giovani lasciano la Puglia?

- Il partito commissioni ad esperti e sociologi un lavoro di analisi della situazione socio-lavorativa della nostra regione. Non liquidiamo tutto ad un sommario e bonario giudizio positivo sull'operato del nostro governo regionale

- Serviva dopo il 4 Marzo - la nostra piccola Caporetto, un congresso straordinario, anche regionale, con le dimissioni di tutti, inclusi i segretari di circolo e provinciali

Segue Ludovico Vico, ex onorevole:

- Stendiamo subito un odg apposito per chiedere formalmente il ritiro delle dimissioni al sindaco di Taranto Melucci

- Perché anticipiamo una discussione sul 2020 se abbiamo altre scadenze prima?

- Perché parliamo di primarie se non c'è ancora il centrosinistra con il "civismo progressista e democratico" a cui si fa riferimento nel documento circolato?

- Possiamo chiedere di predisporre un piano di fine legislatura regionale al nostro partito per e prima di costruire il nuovo campo democratico e civico?

- Perché invece di fare un punto politico sul D pugliese e il nostro governo qui si propone di decidere frettolosamente e senza discussione, entro febbraio, siacomesia? Come potrà mai capirci la gente?

- Di quel che si è fatto ci sono ombre e luci, il campo si costruisce con obiettivi di fine mandato condivisi.

- Si vuole cristallizzare da oggi il futuro e la distanza tra noi e tra noi e le persone aumenta. Nel frattempo poi, nessuno parla del passaggio politico cruciale che è più prossimo: le europee


Interviene Giovanni Procacci, ex senatore, consigliere del Presidente della Regione

- Difendo il documento circolato: è frutto di condivisione e punta all'unità

- Abbiamo bisogno di unità interna ma anche di "unità espansiva". Quando il governo gialloverde imploderà, dopo le europee, a noi toccherà rappresentare uno dei due poli in un quadro bipolare

- Non serve fare moralisticamente il DNA agli altri, ma tenere la barra dritta sulle nostre idealità

- Le primarie per noi sono talvolta state elemento di indebolimento se fatte male o in tempi sbagliati, per questo occorre farle prima. Le primarie americane si fanno molto tempo prima, prendiamo esempio.

Intanto dalla platea, mentre parla Procacci, si ode un "sì, ma CHI È LA COALIZIONE?"

Segue intervento di Fritz Massa, ex onorevole:

- Il candidato naturale è il Presidente uscente. Proprio perché le primarie sono "eventuali" all'interno di una coalizione, il nostro compito di ora è segnare con chiarezza il limite della stessa. Il civismo è un'astrazione.

- Esiste un civismo democratico e ambientalista e uno populista e di destra. Dire di voler sommariamente coinvolgere il mondo civico senza segnare il limite è pericolosissimo.

- Stiamo nello stesso partito, diciamo, ma la questione Taranto e le contrapposizioni tra Roma e la Puglia sono esempio lampante del fatto che sull'unità non si può essere retorici. Vogliamo un'unità che valga solo in Puglia?

- Prima si voti odg su Taranto, poi un documento che parli di programma e di confini della coalizione.

- A aranto si è rotta quell'unità che qui si invoca. A Lecce si rischiava lo stesso ma siamo stati sensibili alla richiesta di unità e leali. L'unità non è funzionale ad una tesi predefinita ma va costruita insieme.

Segue, Mario Loizzo, Presidente del Consiglio regionale pugliese:

- Il congresso regionale serviva a discutere delle questioni nazionali e ad organizzare la discussione sugli appuntamenti futuri.

- Non siamo in una situazione normale, c'è il caos. Delle europee è impossibile discutere non sapendo ancora quale sarà il campo, la piattaforma.

- È la straordinarietà della situazione che ci impone di accelerare la discussione sulle regionali prossime. Ci ricandidiamo a governare la Puglia? Sappiamo che dobbiamo ripartire dal dato delle politiche del 4 Marzo?

- Ci serve una coalizione forte e va costruita ora. Ma accanto al programma, alla coalizione, è decisivo ragionare tenendo al centro il candidato Presidente Ichele Emiliano. Dibattito,verifica e ampiezza della coalizione hanno lui come perno

- "Quando si è in guerra, tutti i porti sono buoni". Ricordiamoci che con ichi Vendola abbiamo fatto 11 liste di tutti i colori.

- Vi ricordate quando con tutta l'elite barese è un candidato di spessore come Beppe Vacca abbiamo preso solo il 28%? E vi ricordate nel 2004 quando con Emiliano abbiamo preso il 54% al primo turno?

Interviene Giampiero Mancarelli, segretario provinciale PD Taranto (protagonista di una querelle asprissima con Michele Mazzarano, per averlo espulso dal PD tarantino):

Non viviamo di risentimenti ma di sentimenti. Serve un documento che tenda all'unità reale e leale sia nei confronti di Decaro che di Emiliano. Ma attenzione a mettere la polvere sotto il tappeto.

- Il sindaco di ha nominato due baresi nella sua giunta. Il senso di comunità non è intermittente come le luci di Natale.

- Il primo vice sindaco di Taranto, barese, perse il rapporto di fiducia col sindaco e poi è diventato staffista del Presidente Michele Emiliano. Prima di un documento su Taranto occorre riconquistare la fiducia degli iscritti del PD Taranto.

- Per me non è il documento lo strumento per raggiungere l'unità vera. Serve recuperare un rapporto con la comunità PD Taranto. Propongo "Stati generali del partito". Il sindaco non può sentire il presidente della regione come un avversario

Poi, Fabiano Amati the glamourous, consigliere regionale:

- Dopo il  Marzo avevamo detto tre cose ovvie: abbiamo perso, occorre avviare la stagione congressuale anche in Puglia e dobbiamo prepararci a Bari2019 e alle regionali. Il dibattito seguito ha preso strane strade.

- Delle tre cose ovvie stasera ne sono rimaste solo due (coalizione larga, primarie eventuali se richieste da coalizione). Il problema del quoziente elettorale del PD non è più considerato un problema. Io lo considero ancora tale.

- Il nulla di oggi (documento) assumerà tra una quindicina di giorni la sua potenza al quadrato. Noi? Siamo il motore immobile del cambiamento.

- Il quoziente elettorale del PD non interessa a nessuno, qui. Siamo imprigionati in una terribile finzione.

Segue, Raffaele Piemontese, assessore regionale:

- C'è un gran parlare di confini, di civismo, ma ci ricordiamo che nel 2015 avevamo anche soggetti provenienti dal centrodx nelle liste alleate? Oggi non c'è nulla di diverso da quell'elezione. Il PD nonautosufficiente e con vento avverso

- Per vincere serve subito definire, nei primi mesi del 2019, il nome del candidato presidente. Se c'è un competitor di ichele Emiliano si faccia avanti!

- Gli assetti di alleanze che si stabiliranno per le regionali, valgano anche per le amministrative Bari- Foggia

Interviene la Prof.ssa Laura Marchetti:

- Perché questo gruppo dirigente, dopo il diluvio che c'è stato, non è riuscito a stringersi e ricostruire comunità?

- Nel documento, definendo il civismo, chiedo si aggiungano gli aggettivi "ambientalista e antirazzista". E si guardi al fatto che i movimenti hanno già alla loro testa onne. Ci serva per chiarire chi siamo e dove dobbiamo andare.

Segue Salvatore Tomaselli, ex senatore:

- Il documento contiene in sé la proposta di un piano di fine mandato, oltre che una specifica sulle caratteristiche del civismo.

- E come il PD regionale sta mostrando maturità, disponibilità e serietà verso ichele Emiliano, lui faccia lo stesso con il D Puglia.

Ammetto che verso la fine ero un po' stanca e non ho più twittato con dovizia di dettagli.
In conclusione della discussione, dopo la replica del Segretario, si è approvato il documento proposto dal segretario così come emendato. Questa dunque è la versione definitiva:



Sul terzo punto all'ordine del giorno:

Il Segretario è partito con una proposta, ma in corso di discussione l'ha modificata, giungendosi così alla decisione che i congressi straordinari dei circoli commissariati dovranno svolgersi entro 31 gennaio 2019 con una platea di tesserati entro il dicembre 2018, con possibilità di voto ai tesserati 2018 e a coloro che, tesserati nel 2017, abbiano rinnovato la tessera nel 2018.

Vi lascio con questa foto, esemplificativa dello stato del nostro partito:



That's all folks!!!

giovedì 11 ottobre 2018

Censimento Istat sulla popolazione.


In questi giorni sta arrivando nelle nostre cassette della posta questa lettera. Prestateci attenzione, si tratta del censimento, una rilevazione fondamentale di informazioni sulla popolazione utili e preziose per la collettività come per i decisori pubblici.

Non cestinatela, ma cimentatevi nella compilazione online del questionario usando le credenziali d'accesso indicate nella lettera. Così facendo alleggeriremo il lavoro dei rilevatori Istat!

Chi non ha ricevuto la lettera sarà contattato da operatori comunali per un'intervista telefonica o presso il proprio domicilio nelle prossime settimane.

L'Istat è tenuto per legge a svolgere questa rilevazione e noi cittadini siamo obbligati a rispondere (Regolamento Europeo n°763/2008). 
Il censimento ci aiuterà a conoscere meglio il Paese in cui viviamo.

martedì 9 ottobre 2018

Assunzioni in Barsa. (Stra)ordinaria amministrazione?



Sempre a proposito di cose poco chiare e sulla cui legittimità mi permetto sommessamente di domandare verifiche:
È legittimo che la programmazione e l'avvio di assunzioni, ripeto, assunzioni in Barsa, la società partecipata di cui il Comune di Barletta è socio unico,
sia gestita da un'amministrazione temporanea e straordinaria? 
Non si pone il tema della opportunità, ma della sua legittimità, alla luce della norma che l'ottimo Franco Caputo giustamente cita questa mattina sulle pagine della Gazzetta.
Ne consiglio la lettura anche ai consiglieri così presi dai problemi della città. Anche questo è un grande tema per la città.
Le 
assunzioni
in 
Barsa.

Ho detto tutto.

lunedì 8 ottobre 2018

Sulla legittimità dell'organo consiliare nella Repubblica indipendente di Barletta.


Lo dico molto sommessamente, ma convintamente.
Questa cosa della mancata elezione del Presidente del Consiglio ma dell'insediamento delle commissioni consiliari come se fossero organo indipendente, secondo me è davvero ai limiti della legittimità. A parte qualche intervento strappa-applausi in Consiglio, di quelli fatti con le facce feroci, mi sembra che si siano tutti adeguati alla superficiale e -ripeto- molto fosca sul piano della legittimità decisione di procedere con la formazione delle Commissioni.
Il Testo Unico degli Enti locali, lo Statuto comunale, il Regolamento del Consiglio comunale indicano l'Elezione del Presidente del Consiglio comunale come primo e imprescindibile passaggio per il regolare insediamento e svolgimento delle attività della massima assemblea cittadina.
Se il Presidente non viene ELETTO, ripeto, eletto, non giura il Sindaco, non presenta la giunta al Consiglio, ecc. ecc. ecc.
L'organo consiliare è completo e funzionale se 
- viene eletto nella prima seduta di Consiglio l'Ufficio di Presidenza (Presidente + due vicePresidenti),
- POI (e solo poi) il Consiglio comunale definisce la composizione delle commissioni,
- POI (e solo poi) il Presidente eletto (non il Consigliere anziano) convoca le Commissioni per la prima volta,
- le Commissioni eleggono al loro interno e alla presenza del Presidente eletto i loro Presidenti e vice-Presidenti 
Solo così l'organo consiliare può dirsi completo e lavorare nel pieno della legittimità.

Nella Repubblica indipendente di Barletta il Presidente del Consiglio comunale non è stato eletto, il Sindaco non ha prestato giuramento, ma le Commissioni si sono insediate, hanno eletto i propri presidenti e hanno cominciato la loro attività, come se fossero altro dall'organo consiliare.
E come non mi convinceranno che è la "smania di lavorare per i cittadini" giustificazione sufficiente a superare le regole, così non mi soffermerò sulla vulgata della smania da gettone di presenza, perché non sono malpensante.
Voglio stare sul piano delle regole. 
Secondo me, in questo caso, qualche regola è stata violata. 
E siccome non parliamo di noccioline, ma di Istituzioni, mi piacerebbe che si avesse più cura di esse. 
Dopodiché, spero di sbagliarmi e tanti auguri di buon lavoro a tutti!


lunedì 10 settembre 2018

Sulla Disfida.


Qualche anno fa intorno alla Disfida ci fu una polemica enorme, ma talmente enorme che si concluse con un esposto dei grillini, l'apertura di un fascicolo in procura e un avviso di garanzia poi caduto nel nulla per tutta la giunta comunale.

Un episodio davvero triste, oggi fortunatamente dimenticato, che ha tenuto bloccato lo sviluppo di un progetto armonico che avrebbe potuto far crescere la Disfida negli anni. La polemica verteva intorno all'affidamento - in assenza di avviso pubblico - del progetto della rievocazione ad una compagine guidata da Gianpiero Borgia. Ad alimentare (sempre nei bar e nei retrobottega, quasi mai a viso aperto) polemiche astiose, tese a sminuire la professionalità di chi stava lavorando, a gettare ombre infondate sulla legittimità dell'azione pubblica e di governo e a logorare non solo l'amministrazione ma anche e soprattutto il sincero e appassionato legame dei cittadini alla Disfida furono in tanti: avversari politici, operatori culturali non coinvolti nel progetto (esterni ma anche interni al palazzo, di quelli abituati ad agire indisturbati e che vedevano nel vecchio sindaco esattamente "un disturbo") e tanti di quelli che "se una cosa la fa uno che non sono io, è tutto uno schifo". 
Perché ho voluto ricordare questo episodio?
Perché quest'anno la Disfida è stata bellissima e lo stiamo riconoscendo in tanti. Soprattutto il corteo, curatissimo, ricco, vitale, che poi è il cuore di un progetto che deve - deve e può evolversi ed esprimere tanto di più. 
Va riconosciuto questo bel lavoro a chi l'ha svolto, un plauso va espresso a chi ci ha lavorato su. Ecco il punto. Chi ci ha lavorato su? 
Praticamente le stesse persone o quasi, coinvolte all'epoca delle carte in procura, a parte qualche innesto di qualcuno dei rancorosi dell'epoca, che oggi sono tronfi del giusto e riconosciuto successo. 
Nessun avviso pubblico, anche questa volta, per selezionare i singoli professionisti da coinvolgere. Eppure fortunatamente nessuno ha polemizzato sugli affidamenti, registro con piacere. Nel frattempo però c'è stato il lavoro di un'amministrazione -quella uscente (Cascella, per intenderci)- che ha voluto ricostruire da quelle ceneri di procura e carte bollate partecipando ad un bando regionale, vincendolo e ottenendo un finanziamento per un progetto triennale di cui la Disfida a cui abbiamo assistito risulta la "prima annualità" (2018-19-20). Aggiungo che resta patrimonio di chi governa ora anche il progetto avviato dal sindaco Cascella della "Fondazione Disfida di Barletta", di cui si sente tanto parlare e da parte di tanti e di cui giace da più di un anno negli uffici una delibera mai arrivata in giunta per chissà quali "ostacoli".
Questo per dovere di cronaca e perché non ho mai amato la damnatio memoriae. Senza voler sminuire, anzi, apprezzando sinceramente e tanto, lo sforzo dalla nuova amministrazione per arricchire, valorizzare, potenziare il lavoro avviato. La continuità amministrativa non è mai un disvalore quando produce buoni risultati.
È stata una bella Disfida. 
Oggi i complimenti vanno al Sindaco Mino Cannito, che li rappresenta tutti - coloro che ci hanno lavorato e i cittadini che l'hanno amata. E a lui l'onere di farla crescere, come tutti speriamo. La Disfida e la città.
Ad maiora, semper!


mercoledì 15 agosto 2018

Beni culturali chiusi a Ferragosto. Altro che Puglia365...


Ferragosto. Come annunciato ieri dal tg3 regionale - come a dire "non andate a Barletta", i nostri principali beni culturali (Castello/Museo Civico/Lapidarium, Palazzo della Marra/Pinacoteca De Nittis, Antiquarium Canne della Battaglia) sono CHIUSI.
E per quanto io conosca bene le difficoltà della pubblica amministrazione e sia sempre orientata alle "riflessioni strutturate" più che al grido, oggi provo rabbia e vergogna e voglio dirlo.
Ma quale idea abbiamo del nostro patrimonio culturale, della sua cura e conservazione, della sua promozione, dello sviluppo turistico, se poi cadiamo dinanzi all'abc?
Nessuna difficoltà giustifica una cosa così: TUTTI i nostri beni CHIUSI a Ferragosto. Canne della Battaglia ha una storia a sé - e lo sappiamo. Ma il resto? 
I nostri beni e servizi culturali sono quelli, sono diretti e gestiti da anni dalle stesse persone, conosciamo problemi, carenze, strumenti e calendari. Come è possibile che non ci si sia organizzati, che non si sia programmato? La città è piena di turisti. Cosa diciamo loro? Come li invogliamo a venire, a tornare, a parlare bene di noi? E cosa stiamo offrendo ai barlettani che non possono permettersi una vacanza e avrebbero piacevolmente potuto godere anch'essi di una visita culturale? 
Anni che si susseguono programmi speciali per il turismo, la promozione del territorio, open days e compagnia cantante. Ma come possiamo riempirci la bocca di "#Puglia365" se neanche nei 5 giorni fondamentali riusciamo a garantire aperture e fruibilità? 
Viviamo di improvvisazioni, di inaugurazioni, di episodi. Non sedimenta nulla. Nulla.

mercoledì 8 agosto 2018

Caro Pasquale...


Caro Pasquale (Pasquale Cascella),
se penso a quante te ne hanno dette…

Ora che è calato il sipario sull’ennesimo spettacolo avvilente andato in onda nel nuovo consiglio comunale, il mio pensiero è andato a te. Eri tu quello inadeguato, dicevano, il “corpo estraneo”. Tu “eri di Roma”, non avevi “il pugno di ferro”, serviva “l’uomo forte al comando” per tenere tutti a bada. Ora ce l’abbiamo un nuovo sindaco, è barlettanissimo, dicono abbia questo fantomatico pugno di ferro, eppure il copione è lo stesso. Chissà come mai. 
Chissà.

Comincerà ad essere chiaro a qualcuno in più che il problema non sono i sindaci?
Una crisi profondissima degli ideali politici e della Democrazia attraversa la nostra città e l’intero Paese da diversi anni. Questo è il problema e a questo occorre trovare una soluzione. Su questo occorre lavorare: la cultura democratica. Era già chiaro in campagna elettorale, quando si andava configurando un certo modello di disfacimento della politica che ora, dopo neanche due mesi dalle elezioni, si è già espresso in tutta la sua forza distruttiva.
Spero che in queste ore qualcuno in più lo abbia capito che non è il modello machista del leader autorevole e salvifico la soluzione. Come non è la soluzione neppure il migliore degli uomini, o la più pulita delle facce messa lì a portar la bandiera di una aggregazione senza anima.
Non è sufficiente nulla di tutto questo per sopravvivere a questo teatrino e non è utile neppure a scardinarlo. È il teatrino degli ultimi vent’anni, in cui grandi signori come te, Raffaele Fiore, Ruggiero Dimiccoli (cito quelli che ho più a cuore), hanno dovuto fare i conti con un’idea di democrazia - quella di molti dei rappresentanti eletti dal popolo - malata. Malata e molto contagiosa. E non è neanche una questione di separare il grano dal loglio, io credo. Il grano di oggi è stato loglio in passato e chi ha un minimo di memoria non può non ricordarlo. La malattia si è diffusa in questi lunghi anni e nessuno era immunizzato. Non abbiamo visto i segni (sempre isolate e ignorate le poche voces clamantes in deserto), non siamo intervenuti in tempo sui sintomi. Oggi è toccato doverla gestire a Cannito, ieri a te, l’altroieri ad altri. Oltre a gestire il numero dei caduti però è giunto il tempo di iniziare a lavorare nel campo della ricerca di una cura, io credo.
Ho ascoltato attentamente il dibattito nell’ultimo consiglio comunale: i concetti di politica, democrazia, amministrazione che ne sono emersi non sono solo avvilenti, sono anche molto gravi. E non lo dico solo per gli esiti della stessa riunione – il solito nulla di fatto con le conseguenti dimissioni del Sindaco, ma per la pericolosità dell’idea profonda che molti tra gli intervenuti hanno espresso. La politica come hobby. Il “peso” dei voti. La matematica invocata come criterio politico, le medie ponderate con un assessore virgola cinque ogni tot voti. Il ritornello che i partiti sono il male assoluto e basta mettere assieme amici, parenti e conoscenti in un elenco chiamato lista elettorale. I “desiderata dei cittadini” a sostituire il progetto e la visione. Sono concetti radicati in moltissimi rappresentanti dei cittadini, persone che si sono candidate e hanno preso trecento, seicento, ottocento preferenze.
Hanno cantato allegri il de profundis ai vituperati partiti sostituendoli con informi aggregazioni civiche, in cui si è liberi persino dall’onere della sintesi e della rendicontazione ad un collettivo, perché ciascuno è padrone del proprio consenso e “devi venire a parlare con ME”. Ecco il risultato. Ecco cosa accade quando si arriva a considerare i partiti, i corpi intermedi, come un disvalore: non c’è alternativa alla contrattazione con i singoli. E quando la distribuzione dei pani, dei pesci e degli assessorati per i singoli è conclusa, come si va avanti?
Ancora: quando le categorie di destra e di sinistra politica - e i rispettivi progetti, che divergono per visioni e interpretazione della società - vengono volutamente confuse o superate, la dialettica politica si sposta sulla retorica degli uomini di buona volontà che vogliono “il bene della città”. Allora cosa distingue un’aggregazione dall’altra? Cosa offriamo ai cittadini per consentirgli di scegliere, oltre alla credibilità personale dei singoli soggetti candidati, che poi - come detto - risultano padroni del proprio consenso?
Questi concetti, in ordine sparso, dimostrano che il problema non sta nei sindaci, perché ciascuno di loro - anche il più coraggioso e brillante dei leader tribunizi - quando poi arriva a governare, rimane immobilizzato dalla complessità del sistema. Mi ricordo come ti hanno irriso quando - rappresentando la tua cultura politica - richiamavi le minoranze alla “responsabilità istituzionale” nell’assumere le decisioni: oggi Cannito - alla primissima difficoltà - fa lo stesso, si rivolge alle opposizioni per uscire dal vicolo cieco. Perché governare è ben diverso dal proclamare e anche il Sindaco Cannito ha compreso che non c’è via d’uscita senza il supporto degli strumenti democratici. Ecco: il problema (e la cura) è nei metodi - che sono espressione dei modelli culturali, dell’idea di democrazia che abbiamo, della cultura politica che esprimiamo.
Serve ricostruire il tessuto sociale e la cultura politica in questa città. Serve ricostruire i luoghi della politica, liberandoli dall’ossessione dell’occupazione del potere e facendoli tornare ad essere centri di mobilitazione e di emancipazione, anche culturale, in grado di promuovere accurate diagnosi sociali attraverso una buona anamnesi (l’ascolto dei cittadini, ciò a cui dovremmo tornare con urgenza) e di impostare terapie, nuovi stili di vita e di comportamento politico e sociale.
Insomma, sono sempre più convinta che serva ricostruire - in un lavoro di lunga lena - una “cultura democratica”. È un cammino più difficile, io credo, ma ci conduce in un posto migliore.
Che ne pensi? Sono forse un’illusa?