E fu così che tutti i miei
pensieri romanzati sul primo consiglio comunale furono sviliti dalla cruda
realtà.
Lo confesso, sono un po' delusa. E
mi sono sentita, l’altra sera, per lunghe ore a disagio.
Ho capito perché i cittadini si
allontanano ogni giorno di più dalla politica, ho capito che del gioco politico
non avevo capito niente e ho capito che dovrò faticare molto più di quanto
credessi per trasformare la diffidenza e l’incomprensione tra rappresentati e
rappresentanti in fiducia. Ma si può fare, nulla è impossibile. Io ho creduto,
in tanti hanno creduto e lavoreremo per questo. Sono qui per questo. E’ la mia
prima missione.
Sono convinta si sia trattato
solo di una falsa partenza. Voglio sperare che sia stata una falsa partenza.
Perché di partire, siamo Partiti. E non abbiamo nessuna intenzione di tornare
indietro. Anzi, vogliamo camminare e correre, se possibile. In staffetta,
insieme e con il tricolore sulle maglie. Perché giochiamo tutti per la stessa
squadra, che si sappia. E chi si vende le partite come a calciopoli, prima o
poi viene scoperto. Chi fa di proposito l’autogol, chi non para apposta un
rigore, prima o poi viene beccato. E chi fa il fesso per non pagare la dogana,
altrettanto. Ne sono convinta.
1.
Il presagio
Le versioni erano due: Nuvole?
Mala tempora currunt. Andrà tutto male. L’altra era… consiglio bagnato,
consiglio fortunato.
Che sia stata l’una o l’altra
cosa non so dirlo. Come al solito, in medio stat virtus. Di certo però c’è che
non ho sorriso, neanche una volta. E che non c’era alcuna armonia, ma tanta
tensione. E che –contrariamente a quanto la mia natura mi impone di fare- ho
incassato colpi a testa bassa: come singola consigliera, come componente della
maggioranza, come essere umano. Ma non si preoccupino, i boxeurs. Sulla
sostanza –e non sul gioco politico- ci troveranno pronti, prontissimi. Sugli
ipocriti minuetti li lasceremo cuocere nel loro pessimo brodo.
Cosa è andato male e cosa è
andato bene riguarda il punto centrale dell’ordine del giorno: l’elezione del
Presidente del Consiglio comunale, da sempre oggetto di grandi fibrillazioni
dentro qualsiasi consiglio.
Ricordo ancora la scorsa consigliatura, i mesi e mesi persi, la nomina di un
presidente temporaneo e traghettatore. Diciamo che stavolta abbiamo fatto un
passo in avanti rispetto alla situazione pregressa.
Del nostro peggio. Non ci sono
parole per spiegare o giustificare la volgarità di quei 7 consiglieri della
maggioranza che hanno impedito di eleggere Carmela Peschechera alla prima e
alla seconda votazione (la prima: 14 Peschechera, 17 bianche, 1 Cascella, 1 nulla; la seconda:
14 Peschechera, 12 bianche, 1 Cascella, 1 Cefola, 1 Ventura, 5 nulle), trascinandola fino alla terza
dopo un’ipocrita elenco di dichiarazioni, tutte favorevoli. Posso solo dire che
sono stati degni dei più indegni 101 che hanno scritto –per l’elezione del
Presidente più Presidente che ci sia- una delle pagine più squallide del
parlamento italiano. Non c’è poi tanta distanza tra noi e Roma, quando si
tratta di queste cose.
Del nostro meglio. Alla terza
votazione, fiùùù, con 18 voti per la Peschechera, 11 schede
bianche, 1 per Cascella, 1 per Cefola e 2 nulle abbiamo partorito la nostra
prima Presidentessa. Con l’amaro in bocca ma ce l’abbiamo fatta. A lei, il mio
abbraccio più affettuoso. A lei perché lei, perché una di noi e perché una per
tutti: la più suffragata del partito più suffragato sarà la garante dell’intero
consiglio comunale.
2.
Il castello
La scenografia era perfetta,
suggestiva, commovente. Un pubblico da grandi occasioni, i vecchi sindaci di
Barletta, generali, divise, Presidente
della Provincia, consiglieri provinciali e regionali, cittadini appassionati. L’inno
di Mameli, gli abiti eleganti (tra i quali spiccava la giacca da Soviet di
Sciusco) e le scarpe lucide. E sarà per quello che in molti l'hanno voluto
considerare un teatro, un palcoscenico, una rappresentazione.
Non amo le spettacolarizzazioni,
in generale e benchè sia pienamente d'accordo sulla scelta di rendere anche le
assemblee istituzionali il più aperte possibili, benché sia per la diretta
tivvù, lo streaming e tutta la diffusione possibile, non accetto il clima da
arena. La presenza del pubblico che applaudiva e talvolta sconfinava in pubblico da stadio, con tanto di tifo, come se non fossimo in un
"luogo delle istituzioni", un luogo con “quella storia”, ha
alimentato lo spirito di one man show di alcuni tra i signori consiglieri. E così, via libera alle citazioni, alle
dichiarazioni demagogiche e alle provocazioni da campagna elettorale (è finita,
ricordiamocelo. È finita!) che, per quel che mi riguarda, per questa volta mi
sono tenuta (perché se avessimo dovuto rispondere anziché all’una e un quarto
di notte avremmo finito alle quattro) ma dalla prossima troveranno risposte a
tono.
3.
L’ordine del giorno.
A parte quello di cui sopra,
oggetto unico delle discussioni di queste ore, durante il primo consiglio
abbiamo:
-
Convalidato gli eletti
-
Eletto oltre a Carmela Peschechera Presidente dell’assise, anche
Sandro Scelzi e Rossella Piazzolla vicepresidenti del consiglio comunale (il
primo con funzioni vicarie)
-
Ascoltato il solenne giuramento del Sindaco, le sue comunicazioni in
ordine alla nomina della giunta comunale e il suo discorso: http://www.rossobarletta.com/295-primo-intervento-del-sindaco-cascella-al-primo-consiglio-comunale
-
Ascoltato le dichiarazioni di un unico rappresentante per ciascun partito/raggruppamento
presente in consiglio comunale
-
Eletto come componenti della Commissione elettorale comunale i
consiglieri Sciusco, Caracciolo e Dascoli e, come supplenti, Calabrese,
Maffione e Dicorato
-
Nominato la Commissione comunale per la formazione degli albi dei
Giudici Popolari (consiglieri Dicataldo e Salvemini)
- Approvato una mozione di solidarietà di tutto il consiglio comunale alla ministra Cecile Kyenge per gli attacchi razzisti di cui è stata recentemente oggetto
4.
Il tricolore
Sui nostri banchi erano sistemate
delle bandierine tricolore. Il tocco Cascella, l’ho chiamato. Il Quirinale, l’identità
nazionale, è evidente che c’è l’impronta di quel che è stato finora. Per me, i
simboli sono importanti. E ai segni, ai
segni, ci credo. Fatto sta che queste bandierine, afflosciate e fiacche nella
prima parte del consiglio, hanno preso a sventolare da mezzanotte in poi. E’
cambiato giorno ed è cambiato il vento. Speriamo che sia vero e che non sia l’ennesimo
mio romantico pensiero.
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