Il
caporalato sembra un fenomeno estivo. Ce ne ricordiamo in occasione di qualche
tragica morte come quelle puntualmente verificatesi anche quest’anno nelle
campagne di casa nostra.
Delle condizioni dei lavoratori della terra, in
particolare dei braccianti immigrati e dell’arcipelago di villaggi degradati in
cui sono relegati a vivere con regole e schemi di sfruttamento definibili a
tutti gli effetti “schiavismo “, parleremo stasera, Giovedì 10 Dicembre, alle ore
19, presso la Libreria
Cialuna a Barletta, in occasione della Giornata Internazionale dei
Diritti Umani.
Con ReteDem Puglia abbiamo deciso di presentare il
libro-inchiesta “GHETTO ITALIA - I braccianti stranieri tra caporalato e
sfruttamento” (Fandango Editore) alla presenza dei due autori, il sociologo
ed etnografo Leonardo Palmisano,
già autore di altre inchieste su sfruttamenti, prostituzione e migrazioni e Yvan
Sagnet, leader della rivolta nel ghetto di Nardò, attualmente
responsabile del Dipartimento Immigrazione FLAI CGIL Puglia.
Dialogheranno con
i due autori l'europarlamentare Elena
Gentile (componente della
Commissione occupazione e affari sociali) e l'avvocato Stefano Campese, esperto in
diritto delle migrazioni.
Un reportage fatto di storie raccontate da chi
vive in questa situazione al limite della sopportazione fisica e psicologica,
un incredibile viaggio nei nuovi ghetti disseminati per l’Italia dalla Puglia
al Piemonte, passando per la Lucania, il Lazio e la Campania. La mappa di un
paese ridisegnato da razzismo, ingiustizia e indifferenza. La brutale realtà del
caporalato la conoscono in pochi, taciuta dalle istituzioni pubbliche locali,
dal sistema agricolo italiano, dalla piccola e media distribuzione e dalle
multinazionali dell’industria agroalimentare, che si servono di questa forma
coatta di sfruttamento, imponendo un ribasso eccessivo dei prezzi dei prodotti.
Si tratta di un complesso sistema criminale in cui a rimetterci sono solo i
braccianti, costretti a pagare cifre impensabili per vivere stipati in
baraccopoli insalubri, lontano da qualsiasi forma di civiltà. “A chi tende a minimizzare e non sa di quanti schiavi è piena l'Italia,
da Nord a Sud, a chi vuole capire perché, a chi vuole comprendere cosa c'è da
fare perché "lavoro" possa essere ancora una parola associata a
"dignità" è rivolto l’invito a partecipare” – scrivono gli organizzatori.
Vi aspettiamo!
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