Cara Patrizia Corvasce, capita di frequente che si faccia confusione fra l’esprimere una legittima opinione e l’offendere.
Personalmente non me ne intendo di abiti fashion, né di sfilate. Sono cattolica e (a maggior ragione per questo) sono particolarmente onorata di poter seguire la processione in quella posizione, in coda al Sindaco della città e alle altre autorità civili e militari, a testimonianza della comunità di persone che mi hanno eletta. Questa processione ha un valore unico nella storia della nostra città. Esiste da oltre 500 anni ed è uno di quei riti che va oltre il semplice sentimento religioso. Da circa 360 anni si svolge infatti per uno speciale Voto che nel lontano 1656 proprio le autorità civili (il Sindaco Bonelli) fecero a nome della Città liberata dallo strazio della peste. Non a caso puoi notare che molti dei paramenti, oltre all’urna in argento e al baldacchino, recano lo stemma della Città. Non il simbolo di una confraternita o di una parrocchia: lo stemma della Città. Per questo, come hai ricordato, anche tu quando eri consigliere comunale ricevevi come noialtri l’invito a partecipare alla solenne processione. Lo ricevevi, quell’invito, anche perché in qualità di rappresentante della Città e dei Cittadini venivi chiamata ad onorare quel Voto. Un bell’articolo comparso lo scorso anno sulla testata per cui scrivi, Barletta News, riportava un frammento dell’atto notarile con cui ci si impegnava all’acquisto dell’urna e degli altri paramenti e a perpetrare nel tempo questa tradizione “…onde noi Sindaco (Marco Antonio Bonelli), Eletti e Deputati in nome di tutto il Pubblico … facciamo voto e giuriamo, intendendo di obbligare a tal voto e giuramento le nostre vite e di tutti i nostri cittadini presenti e futuri…”.
Ora. Possiamo fare polemica tutto il tempo che vuoi sulla nostra inadeguatezza come amministratori. Ma che si debba addirittura utilizzare l’argomentazione della processione in questi termini, sminuendola e offendendo chi vi partecipa da credente come se stesse partecipando ad una sfilata di moda, beh, mi sembra proprio di cattivo gusto. Io c’ero ieri, ho pregato e ringraziato a nome della città, ho chiesto perdono per la mia inadeguatezza e per i limiti con cui esercito il mio mandato, ho invocato – da credente – “senno e cognoscimento”, grazia sulla nostra città e misericordia tra gli uomini, ho meditato e pregato di rendere migliori tutti i governanti, a tutte le latitudini, ho chiesto la forza per non venir meno mai ai miei doveri pubblici, come provo a fare ogni giorno forse con risultati non eccelsi.
"La Fede, quella vera, non va sbandierata", hai detto insinuando che fossimo là ad ostentare, affermando che potevamo metterci tranquillamente insieme agli altri cittadini. E’ vero, potevamo, potevo, ma sono stata chiamata a “testimoniare la Fede della mia Città”, sono stata chiamata ad essere lì da un Voto fatto a nome di tutta la comunità e da una tradizione pluricentenaria che ho ritenuto di onorare, così come provo ad onorare - sbagliando, correggendomi, insistendo - quell’altro tipo di voto, il primo che sono stata chiamata ad onorare candidandomi. Se poi vuoi utilizzare un argomento di questo valore come pretesto per parlare di quest’altro, beh allora è un’altra storia. Ma per quella utilizza altri argomenti, lascia stare la Fede e la devozione.
“La Fede, quella vera” - mi permetto di aggiungere citandoti - non giudica la Fede altrui.
<La processione non è l'occasione per sfilare ed esibirvi con abiti fashion: risparmiate ogni volta ai devoti il solito fastidioso "spettacolo".> hai scritto.
Io sono convinta che i devoti barlettani assistano alla processione in quanto tali, in preghiera e devozione, non come spettatori. A volte, lo spettacolo è negli occhi di chi vuole vederlo.
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