venerdì 29 luglio 2016

Sulla Turchia, le istituzioni democratiche e il "sentimento internazionale".

 

So bene - avendolo verificato in questi anni - che quando argomenti di carattere internazionale e che esulano dalle competenze del Consiglio comunale vengono portati all’attenzione dell’assemblea nella Sala consiliare cittadina si genera in molti ilarità. Soprattutto sul web, è tutto un fiorire di battute ed ironia sull’ipotesi che l’UE, le Nazioni Unite e la comunità internazionale possano udire il dibattito del Consiglio di Barletta e sulla base di quello orientare le proprie scelte e decisioni. So benissimo che non è così che funziona, ma credo anche nel valore delle Istituzioni, tutte
Può sembrare fuori luogo e persino inutile che rappresentanti eletti dal popolo per occuparsi di cosa pubblica in un’amministrazione civica - di strade, servizi pubblici, casse comunali - parlino di cosa accade nel resto del mondo. Eppure io credo non sia del tutto inutile, anzi, lo trovo necessario, soprattutto nei tempi in cui viviamo. Ogni cittadino, come pure ogni Istituzione – ad ogni livello, dovrebbe “sentire su di sé” il carico di quanto accade nel mondo. In altri tempi, mi ha detto giorni fa una cara amica più adulta di me, saremmo scesi in piazza di fronte a ciò che sta accadendo in Turchia. Ora sembra invece che il nostro Paese sia totalmente addormentato, indifferente e disimpegnato. Una volta c’era questa cosa dell’internazionalismo – ha aggiunto la mia amica -  un sentimento di solidarietà per i popoli che stavano vivendo in regimi terribili. La globalizzazione invece ha  spazzato via anche questi sentimenti. Siamo preoccupati per i nostri figli ma non sentiamo solidarietà per i giovani uomini e le giovani donne di altri paesi.

Ecco, io trovo che la vera sfida dei nostri tempi sia sconfiggere quest’apatia, quest’indifferenza, quest’egoismo che ci fa guardare solo al nostro ombelico. È per questo che nello scorso consiglio comunale, Lunedì 25, mi sono permessa di presentare - con la condivisione di altri diciannove colleghi che hanno voluto sottoscriverlo, un ordine del giorno sulla vicenda turca

In Turchia infatti, a seguito del tentato colpo di stato militare del 15 Luglio, stiamo assistendo ad una repressione violenta, con migliaia di persone arrestate, restrizioni delle libertà di movimento, cancellazione dei documenti per l’espatrio e quindi sospensione della Convenzione Europea dei Diritti Umani (CEDU). Pur non essendo ancora chiari attori, dinamiche e origini del tentato golpe, la reazione di Erdogan sta falcidiando ogni forma democratica e civile di dibattito interno e di opposizione e rischia di degenerare nell’instaurazione di un regime autoritario.

Di sospensione di diritti e di repressione dei dibattiti democratici, in ogni dove, tutte le Istituzioni democratiche dovrebbero interessarsi. Anche le nostre Istituzioni locali, per quanto piccole e scombinate siano.

È assai preoccupante peraltro il rinnovato accanimento nei confronti della minoranza curda, con forte rischio di aumento delle restrizioni alla libertà comprese quelle legate alla condizione delle donne. Alla luce di tutto questo, sarebbe necessario avviare da subito una seria riflessione sull’opportunità, nell’attuale situazione, di mantenere Erdogan e il suo governo come partner politici, economici e commerciali dell’Italia e dell’intera Unione Europea e servirebbe chiedere all’Unione Europea, al Consiglio d’Europa, al Governo e a tutte le istituzioni sovranazionali di esprimere una netta condanna della repressione scatenata e di procedere ad un monitoraggio attento e costante della situazione, per il ripristino delle condizioni democratiche e di libertà. Tutti coloro che hanno incarichi nelle Istituzioni vanno sollecitati ad attivarsi in relazione ai propri ruoli perché siano adottati tutti gli strumenti possibili affinché la Turchia ritorni al più presto allo stato di diritto; i partiti democratici presenti nelle istituzioni europee assumano finalmente una chiara posizione di condanna e identifichino tutte le azioni possibili affinché in Turchia cessino al più presto le gravissime violazioni dei diritti umani. Questo è opportuno affermare, chiedere, pretendere dalle Istituzioni.

Inutile dirvi che a causa del consueto ballerino andamento delle sedute – sempre sull’orlo dello scioglimento per mancanza del numero legale – non è stato possibile discuterlo. Ma questa è un’altra storia.

[Il testo dell'odg presentato, sintetizzato nell'intervento che avete appena letto, è stato predisposto e approvato il 22 luglio 2016 con i compagni del Coordinamento politico di ReteDem e successivamentepresentato e accolto come ordine del giorno dall’Assemblea Nazionale del Partito Democratico il 23 luglio 2016. Stiamo provando, come rete degli amministratori di ReteDem, di portarlo nelle nostre istituzioni locali.

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