martedì 2 settembre 2014

Una lettera per me. E la mia risposta.



Carissima Giuliana Damato, 

sei una ragazza meravigliosa per la sensibilità personale, l’autorevolezza e la passione politica. Sei amica dei miei figli, quindi ti parlo come se mi rivolgessi a loro. Insieme abbiamo fatto teatro, anni addietro, e nella relazione pubblica non recitavi. Eri vera, semplice, onesta e credibile. La tua fervida intelligenza, la solida preparazione culturale ed il tuo cuore traboccante di affetto verso i cittadini scoppiettava in ogni gesto, sguardo e parola.

Con grande piacere, quindi, partecipai all’incontro che avevi organizzato. Era la prima volta che nella storia cittadina un consigliere comunale raccontava del suo impegno politico durante il primo anno di attività amministrativa. E’ un tuo credito, meritoriamente te ne va dato atto. Neanche il Movimento cinque stelle cittadino, che pure nel proprio DNA evidenzia un tale tratto costituente, ha finora fornito in loco una tale lodevole prestazione. 

Parlasti tu ed Elena Gentile dell’esigenza che i cittadini partecipino alle decisioni politiche, vista la complessità della società attuale, soprattutto in un drammatico periodo di transizione. Nell’incontro, però, non fu dato spazio alle loro voci, eppure, molti avevano intenzione di manifestare con senso di responsabilità i propri contributi. Ne avevi fatto cenno nell’introduzione. Mi auguro che la prossima volta, se insisterai nella linea enunciata, si realizzerà un’agorà vera

Certamente non portavi avanti la linea del PD locale, né di quello nazionale. Una forte discrepanza, quindi, si avvertiva nella tua relazione con quanto viene vissuto e deciso negli scantinati del palazzo. Umidi, fatiscenti e brulicanti di ogni forma di fauna.

Al momento attuale, il bilancio operativo e comportamentale dell’Amministrazione Comunale è deludente. I cittadini vengono delegittimati nei loro diritti, ideali, nelle esigenze, aspirazioni ed aspettative. Afasia totale da parte del responsabile dell’Amministrazione, che non ha neanche raccolto il grido di dolore di un leccio che mina l’incolumità dei cittadini in Piazza Plebiscito e la scandalosa, ancestrale presenza di fatiscenti barbacani che illeggiadriscono il vecchio ospedale per i bambini e la chiesa di Sant’Antonio. 
Aberrante è la situazione della legalità sul territorio, per il proliferare di tantissimi rivenditori ambulanti abusivi, configgenti con quelli riconosciuti ed autorizzati dalla legge. Con pericoli anche per la salute dei cittadini, essendo misconosciuta l’origine e la qualità dei prodotti alimentari. Caotica e disordinata la gestione del traffico, soprattutto la sere del venerdì, sabato e domenica. 

Lodevole la mole del tuo impegno personale. Brava! Delle nove iniziative messe in cantiere, però, sarebbero state risolte solo due, quelle riguardanti la derattizzazione ed il servizio comunale per i disabili. Le altre sette risulterebbero ancora aperte. La tua dedizione e buona volontà vengono, purtroppo, pesantemente ostacolate dalla forza politica in cui credi ardentemente.

Disastroso e fallimentare il bilancio a livello nazionale, dove il PD, con la complicità di un pregiudicato, sta scassinando la Costituzione, nata dalla Resistenza ed elaborata da figure politiche, culturali ed umane di altissimo rilievo, come Piero Calamandrei e Nilde Iotti. Il nuovo Senato dovrà essere composto da gente cooptata dalla casta, protetta dallo scudo dell’immunità. (A nessuno sfugge il tasso di criminalità presente nella quasi totalità dei consigli regionali, come è stato accertato dalla Magistratura inquirente). Tale opzione comporta uno squilibrio istituzionale pauroso per la mancanza di contrappesi. La Corte Costituzionale, il CSM ed il Presidente della Repubblica sostanzialmente verrebbero nominati dalla forza politica vincente con un premio di maggioranza sesquipedale. Se, poi, oltre all’aspetto contenutistico si dà una scorsa a quello formale, si rimane inorriditi per la prolissità e nebulosità del testo. Si riducono, quindi, paurosamente i margini di democrazia, in nome della cosiddetta governabilità. Il Parlamento, già oggi è esautorato nel primato della funzione legislativa, assegnatagli dalla Costituzione, con la proliferazione dei tanti decreti legge. La potestà normativa è appannaggio quasi esclusivo del Governo. Con la controriforma verrebbe definitivamente annichilito. La tomba di Montesquieu sussulta paurosamente. I cittadini, privati di diritti sovrani, diventerebbero sudditi. Ritorno al passato! Remoto! 
Precipitosi passi all’indietro anche nei confronti dei conflitti internazionali. Dal pacifismo del 2003 si è passati a forniture di armi per belligeranti, ieri nemici, oggi alleati, domani non si sa. Violando la Costituzione e le norme internazionali!

La corrente politica alla quale tu ed la Gentile fate capo, quella di Giuseppe Civati, si è mostrata subalterna allo strapotere dell’attuale maggioranza, pretenziosa per uno strepitoso consenso elettorale ottenuto col il voto di scambio degli ottanta euro, per la sudditanza della quasi totalità degli organi di stampa e il servilismo della televisione pubblica. La cui bandiera è la cialtroneria, l’arroganza, l’incompetenza e la spacconeria.

Perché non contatti i comuni virtuosi d’Italia (appena settantaquattro), invece di trastullarti con quelli impelagati in sistemi di potere e di clientele? Scopriresti una realtà territoriale rispettosa dell’identità e delle esigenze partecipative dei cittadini. 

Più volte hai definito di “sinistra”, l’attuale compagine amministrativa. Da anni la sinistra ha perso la sua identità, appianandosi a livello locale e nazionale sul liberismo della giungla e non sulla bioeconomia. Rispettosa dei popoli e dei territori. Che diffida della crescita all’infinito. In un pianeta finito.

Purtroppo, la tua meravigliosa presenza in una formazione così incistata di interessi personali e corporativi è solo funzionale ad un sistema perverso.
La lealtà e la sincerità nei tuoi confronti e verso i cittadini mi incitano a parlare con mente libera e cuore pulsante. 

Con affetto e stima. 
Domenico Dalba

*****

La mia risposta:

Caro Mimmo,
mi scrivi una lettera e tocchi le mie corde più profonde. Già solo per il fatto che è una lettera. Sai bene quanto romantico sia il mio animo e quanto per me sia profondamente significativo che una persona mi dedichi del tempo per riempire un foglio bianco di pensieri da dedicarmi.

Sono commossa dall’affetto e dalla stima che sempre mi dimostri. Lo fai da tempo, da quando ero poco più che una bimbetta e recitavamo assieme Ionesco e Goldoni. Ero e sono quella bimbetta, con gli stessi sogni e più responsabilità e ho bisogno, tanto, di adulti con cui ragionare, per comprendere gli errori che compio, per interpretare le situazioni che vivo, per conoscere “un altro possibile modo”. Sono commossa anche dall’attenzione con cui segui i miei passi in questa avventura nella politica. Lo fai con grande severità ma mi sei da stimolo. Sei gentile, tanto, ad accogliere i miei inviti, nonostante io sappia quanta difficoltà ti provochi epidermicamente essere “ad un’iniziativa del piddì”. Grazie per la tua presenza dell’altra sera. Di cuore.

(Apro e chiudo la parentesi. La cosa nasceva come rendiconto della mia attività consiliare, era necessario che parlassi io e che lo facessi in maniera un poco dettagliata. “Io vi racconto”, era l’idea. Mi è dispiaciuto non poter dare il giusto spazio agli interventi dei cittadini ma non era quello il senso della serata e gli avrei dedicato un tempo troppo ristretto e inadeguato. Seguirà, ad “io vi racconto”, “io vi ascolto”. L’ho detto nell’apertura della serata e lo ribadisco. Mi premurerò di organizzare la vera e tanto necessaria agorà.)

Fatta questa doverosa precisazione, devo dirti che le tue parole, però, da ostinata bimbetta quale sono, non fanno che indurmi ad insistere nel solco in cui mi trovo. E non lo dico per lo spirito di contraddizione che i figli hanno coi padri, ma per profonda convinzione.

Sono convintamente nel Partito Democratico, non l’ho scelto per esclusione, né per opportunità o moda, anni fa, quando dopo tanto civismo e associazionismo ho deciso di canalizzare il mio impegno dentro un partito, il soggetto organizzato per eccellenza, il corpo intermedio, la parte - in cui mi riconosco - che rappresenta le parti. Sono nel Partito Democratico per come è nella mia testa e come un giorno diventerà, non per i leader più o meno carismatici che lo guidano, né per i personaggi locali che con più o meno credibilità insieme a me lo animano. Quando in consiglio comunale dico le cose che dico, prendo le posizioni che prendo, voto nel modo in cui voto (e se hai avuto modo di seguire, saprai che mi è capitato - per profonda coerenza con il mio pensiero e con il mandato elettorale - di votare anche in disaccordo con la mia maggioranza e il mio partito), io mi sento IL Partito Democratico. Sento di fare il Partito Democratico che vorrei vedere. Forse sono presuntuosa nel dirlo, ma quand’ero “dall’altra parte”, quando non ero un’eletta ma una cittadina semplice, avrei voluto avere dei rappresentanti che prendevano quelle posizioni. In consiglio comunale come alla Camera dei Deputati o nel Senato della Repubblica. Hai giustamente toccato alcuni temi della politica nazionale su cui condivido con te allarmi e preoccupazioni. Beh, quando sulla riforma del Senato - per citarne una – ci sono stati senatori del mio partito come Walter Tocci, Chiti, Mineo, che argomentando, emendando con coerenza, rischiando l’epurazione, hanno tentato di impedire che si smantellassero con quell’arroganza e faciloneria l’assetto delle nostre istituzioni e i capisaldi della nostra Costituzione, beh, mi sono sentita sollevata. Siamo pochi, forse. Tu ci chiami ingiustamente subalterni, riferendoti ai civatiani. Eppure la nostra presenza nel PD, a Roma come a Barletta, è servita e serve, io credo, a dire a chi ha una certa idea di potere che “no, non puoi fare di casa nostra quello che credi.

Io non mi sono riconosciuta e mai mi riconoscerò nei pensieri unici e so che non sono sola. Chi porta un patrimonio così nei partiti, nelle maggioranze di governo, forse non conta niente o pochissimo (oggi), come hai scritto in un altro post parlando di me, Mimmo.  Ma se ce ne andassimo altrove l’avrebbero vinta gli epigoni del pensiero unico. La nostra auto-epurazione sarebbe il loro più grande successo. “Bisogna stare nel gorgo”, disse Pietro Ingrao parlando della sinistra e alla sinistra. Ecco, io la vedo così.

E’ un partito che va rigenerato e non solo “ri-generazionato”, un partito che ha ancora tanti difetti e limiti, ma è quello. E’ lui. E’ il posto giusto. Il PD può essere ancora un luogo democratico. Si sforza di esserlo, in alcuni territori, in alcune nicchie di buon governo e buone pratiche di cui si racconta molto poco.

Io ci provo, insieme a tanti compagni sparsi per l’Italia, a riempire il vuoto della politica portando un po’ di temi, un po’ di sana partecipazione e soprattutto ossequiando con responsabilità al ruolo di rappresentante dei cittadini, dal giorno in cui mi hanno delegata. So esattamente chi rappresento e con quali modalità si aspettavano di essere rappresentati i cittadini che mi hanno votato scrivendo il mio nome e barrando quel simbolo. Spero di stare percorrendo la giusta strada. Mi citi gli amici del movimento Comuni Virtuosi. Li seguo, li conosco, ci relazioniamo. Marco Boschini, il loro coordinatore (che tu certamente conosci), è stato qualche mese fa con noi, al Politicamp organizzato da Pippo Civati a Livorno, per parlare di sinistra e di tutto ciò che assieme, da parti diverse, “è possibile” fare. Siamo nel giusto solco.

Tornando a Barletta, il tuo giudizio sull’amministrazione è quello che raccolgo camminando per la strada. E ne sono profondamente rammaricata e devo prendere atto che qualcosa non funziona. Per la verità è da tempo che ce ne siamo resi conto, da queste parti, e che cerchiamo di farlo notare all’amministrazione. I partiti lo hanno fatto con dei documenti scritti molti mesi fa, ma naturalmente tutti li hanno superficialmente e comodamente archiviati come una “richiesta di rimpasto”. E come al solito anziché parlare di problemi il dibattito pubblico si è polarizzato sulla comoda vendibile tiritera della politica che chiede le poltrone. Anche in quel consiglio del 14 marzo, quello lì sulla “crisi politico-amministrativa”, ci siamo detti apertamente cosa non va. Eppure, non molto sembra cambiato, da allora ad ora. Francamente, però – e non per fare scaricabarile, ma solo per amore di verità – è opportuno che io dica una cosa. Perché non sopporto più che si alimenti questa leggenda di un Partito Democratico che “tiene per le briglie” il Sindaco.  Quando mi capita di parlare e scrivere scindendo “l’amministrazione” dai partiti e dal consiglio comunale è perché è così che sta andando. Come partiti e consiglio comunale abbiamo una funzione di indirizzo e controllo che il Sindaco, sin dal suo insediamento, ci ha tenuto a tenere ben distinta dall’attività di governo, esercitata dalla giunta in cui, come è noto, il PD ha un solo rappresentante. E questo è il pur legittimo assetto che perdura. Con i risultati che sono sotto gli occhi di tutti.

Il PD ha tante responsabilità riguardanti il passato di questa città. Ma oggi, il PD di oggi, si sta sforzando di rispettare lo schema di governo proposto dal Sindaco e le sue scelte incalzandolo - anche con vigore quando necessario - al solo fine di dare alle sue azioni quella efficacia che i cittadini non percepiscono. Avvertono assenze che dobbiamo, ognuno con la propria parte di responsabilità, trasformare in presenze.

Il PD cittadino e il suo segretario stanno facendo un grande sforzo per riportare la discussione sui temi, con il lavoro delle “commissioni-ombra” di cui parlavo l’altra sera, quelle a cui con mia grande sorpresa tanti cittadini portatori di conoscenza hanno preso parte per aiutarci a costruire proposte ed esercitare sempre meglio lo stretto controllo sull’attività di governo.

Sono sempre in contatto con i cittadini. Per strada, in rete. Molti si sfogano, esprimono disagio e pregano soluzioni. Molti altri non solo si sfogano, ma scrivono, propongono soluzioni, combattono. Molti restano sconfitti, molti trovano muri di gomma, molti si arrendono, alcuni insistono. Io sono una di loro. Insisterò.

E smettetela di dirmi che ci faccio io lì. Piuttosto, vi chiedo, che ci fate voi là fuori. Dovremmo essere insieme, qui dentro e dovremmo essere sempre di più. Lo sappiamo io e voi, lo sappiamo io e te, Mimmo.

Un caro abbraccio,


Giuliana



Nessun commento:

Posta un commento